La
storia di San Giuseppe Jato è relativamente recente, perché risale a poco più di
due secoli fa.
Il primo nome del paese fu San Giuseppe dei Mortilli, così chiamato perché sorto
nell’ex-feudo Mortilli, che, insieme agli altri feudi circostanti (Dammusi,
Signora, Pietralunga, Macellare e Sparacia), è appartenuto fino al 1776 al
Collegio dei Gesuiti di Trapani. In quell’anno Ferdinando IV di Borbone, Re
delle due Sicilie, seguendo l’esempio del padre Carlo III, Re di Spagna, firmava
un decreto con il quale ordinava l’espulsione dal regno dei componenti della
Compagnia di Gesù. In tal modo furono incamerati dalla Corte gli immensi beni da
costoro posseduti. Da allora tali beni furono amministrati da una giunta
speciale detta Giunta degli Abbusi, fino a quando con un dispaccio del
primo Agosto 1778, essa non fu aggregata al Tribunale del Real Patrimonio che
ordinò la vendita dei beni ecclesiastici incamerati. Detti feudi vennero allora
acquistati da Don Giuseppe Beccadelli di Bologna e Gravina, Marchese della
Sambuca, il quale, in seguito a tale acquisto, nel 1778 godette della sovrana
concessione di far sorgere un Comune in quel territorio (licentia populandi).
Il Marchese della Sambuca, poi Principe di Camporeale, fece costruire un
piccolo borgo sotto le pendici del Monte Jato, innalzando delle piccole case
intorno ad un Casale ed ad una Chiesetta, appartenuti ai Gesuiti. Quindi, per
invogliare i coloni dei paesi vicini ad affluirvi, fece dei bandi in cui
prometteva, oltre alle case, anche un premio di nuzialità, di onze due.
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Le terre incolte ma abbastanza
fertili, furono cedute ai coloni in enfiteusi e
ben presto si ebbero
apprezzati prodotti: il grano quale coltura predominante, e poi importanti
vigneti e sommacheti. Venne così a costituirsi un villaggio popoloso e ordinato,
con le case a un piano tipiche dei terrazzani a cui fu dato, appunto, il nome di
San Giuseppe dei Mortilli, dal nome del suo fondatore ma, anche, per
sottolineare la devozione della gente verso San Giuseppe.
Il borgo, sia per la fertilità del suolo che per la sua ubicazione, essendo
passaggio obbligato per il traffico che si svolgeva dall’interno dell’isola
verso Palermo, ebbe un facile sviluppo tanto che, intorno al 1831, dopo poco più
di 50 anni, dalla sua fondazione contava circa 5000 abitanti. La vita del paese
si svolse abbastanza tranquilla fino al 1838, anno in cui per forti e continue
piogge torrenziali, si verificò una enorme frana, che distrusse i 2/3
dell’abitato senza però causare vittime. Le famiglie disastrate, in parte,
trovarono rifugio nelle zone dell’abitato rimaste illese, in parte ritornarono
verso i paesi di origine, in parte si spostarono verso sud. La ricostruzione
delle case avvenne, per disposizione governativa, in contrada Sancipirello,
distante circa mezzo miglio da San Giuseppe dei Mortilli. Nacque così il nuovo
agglomerato urbano di San Cipirello, che divenne autonomo nel 1864.
Il 24 dicembre 1862 San Giuseppe dei Mortilli cambiava il suo nome in San
Giuseppe Jato, per ricordare l’antica città che sorgeva sul Monte. |